Intervista esclusiva con Thierry Ehrmann, fondatore di Artprice.com

[10/06/2011]

 

Boursica.com: Ci può ricordare com’è nata Artprice?

Thierry Ehrmann: Si è trattato innanzitutto di un enorme lavoro collettivo da parte di storici dell’arte. È stato incredibile. In quattordici anni abbiamo comprato la quasi totalità dei fondi editoriali in Europa e negli Stati Uniti e adesso in Asia. Questo include sia case editrici e fondi editoriali d’arte in tutto il mondo sia attivi per oltre 30 milioni di euro. È bene sapere che attraverso Groupe Serveur, di cui sono il fondatore (la controllante di Artprice, che si specializza in database legali, giuridici e scientifici), siamo presenti su Internet dal 1985 e abbiamo quindi potuto preparare e individuare i nostri obiettivi chiave quando negli anni ’90 abbiamo fatto il nostro ingresso sul mercato dell’arte.

Boursica.com: Quali erano questi obiettivi?

Thierry Ehrmann: Erano società mitiche come ad esempio Guide Enrique Mayer (1962/1987), il famoso dizionario di vendite d’arte 1700-1900 del dott. H. Mireur, il leader americano Sound View Press che possedeva una cinquantina di database sugli Stati Uniti (1991), Franck Editions Van Wilder (1970), Société Xylogic Svizzera (specialista globale degli indici del mercato dell’arte) (1985), il database Bayer sul mercato del arte anglosassone 1700-1913, Monogrammes et Signatures de Caplan (USA), opera di riferimento mondiale (1976), l’Argus du Livre de Collection (Francia), opera di riferimento mondiale (1982), e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo… Noi li abbiamo acquistati tutti. Da quattordici anni a questa parte seguiamo una politica sistematica di acquisto, principalmente di manoscritti e cataloghi di tutto il mondo, pubblicati tra il 1700 e il 1970. Non potevamo fare a meno di acquistare questo sapere storico. Diversamente non avremmo potuto standardizzare il mercato dell’arte con sicurezza né conoscere la completa tracciabilità delle opere e la loro corretta attribuzione alla biografia dell’artista. Abbiamo superato abbondantemente il milione di ore di lavoro di storici, ricercatori e giornalisti del mercato dell’arte che hanno svolto ricerche e scritto su tutte le opere menzionate in questi manoscritti e cataloghi, in particolare tra il XVII secolo e i giorni nostri. Ecco perché disponiamo del più grande database mondiale di informazioni in grado di tracciare le opere d’arte attraverso i secoli con 108 milioni tra immagini o incisioni di opere d’arte dal 1700 a oggi, commentate dai nostri storici d’arte. Non per nulla Artprice amplia in tempo reale i propri database con dati provenienti da quasi 4.500 case d’asta e pubblica costantemente le tendenze del mercato dell’arte per le principali agenzie e per 6.300 testate giornalistiche di tutto il mondo. Siamo presenti ogni giorno e senza pagare un centesimo sulla stampa del mondo intero, con il nostro copyright e il nostro indirizzo Internet. Che altro potremmo volere di più in termini di fama e di comunicazione?

Boursica.com: Finisca di raccontarci com’è nata Artprice.

Thierry Ehrmann: Finiamo di raccontarlo: siamo risaliti ai primi passi del mercato dell’arte che è praticamente nato intorno al 1700. Fu solo in questo periodo che l’artista iniziò veramente ad affrancarsi dagli ordini dei Principi della Chiesa e dei Principi di Sangue, per produrre finalmente in base a una domanda. È a quest’epoca che possiamo far risalire la nascita del mercato dell’arte in senso economico. Da quattordici anni, abbiamo esperti e operatori che lavorano per noi in tutto il mondo: quando trovano dei manoscritti, ci avvertono ed è così che compriamo manoscritti e cataloghi. Abbiamo effettuato acquisti talmente consistenti che si è verificato un prosciugamento graduale. All’inizio pagavamo prezzi molto elevati, ma in seguito la tecnica dello scalpello ha funzionato e gli ultimi che acquistiamo ogni anno hanno un prezzo molto ragionevole… Questo fondo è unico al mondo e lo rendiamo disponibile, previa autorizzazione, ai ricercatori del mondo intero.

Boursica.com: Qual è, allora, il vostro valore aggiunto su questi fondi documentari?

Thierry Ehrmann: Il nostro lavoro nei database di Artprice è paragonabile soprattutto al lavoro di un minatore che da quindici anni tutti i giorni deve scendere nel pozzo. Nel 2000 siamo passati a oltre un centinaio di dipendenti, ma attualmente siamo 45 perché tutto il lavoro è ora nei database. Il numero dei dipendenti è stato ridotto a un terzo mentre il numero di server è aumentato di quasi 30 volte negli ultimi dieci anni. La normalizzazione del mercato dell’arte, è passata attraverso un percorso obbligato, ovvero l’inventario assoluto delle opere d’arte e delle biografie di centinaia di migliaia di artisti dal IV secolo a.C. ai giorni nostri, con l’esigenza di separare centinaia di omonimi e di attribuire a ciascuno le opere giuste.

Boursica.com: Come fate a produrre i vostri indici di riferimento, quando si sa, ad esempio, che un quadro è unico per natura?

Thierry Ehrmann: Per esempio, un’opera repertata nel 1850 e che passa da una casa d’aste all’altra nel corso dei decenni, è sicuramente sempre la stessa. Ne conosciamo la quotazione e il rendimento anno dopo anno. Ecco perché siamo l’unica azienda al mondo a vantare un metodo econometrico impeccabile sull’insieme delle opere. In econometria viene denominato “metodo delle vendite ripetute”. Noi lavoriamo infatti su un mercato omogeneo. Gli altri calcolano medie aritmetiche, utilizzano il metodo del confronto tra le vendite, che tuttavia induce all’errore perché gli studi condotti si basano su un mercato di tipo eterogeneo.

Boursica.com: Come avete potuto superare questo problema in così poco tempo?

Thierry Ehrmann: Nel 2000 abbiamo acquisito una piccola fortuna, vale a dire la famosa azienda svizzera Xylogic, composta dagli scienziati che avevano sviluppato tutti gli algoritmi e gli indici del mercato dell’arte dal 1985 in poi. Siamo gli unici a disporre, dieci anni dopo, di queste gigantesche quantità di dati (oltre 700 terabyte) nei nostri centri dati che ospitano quasi 900 server operanti su fibre ottiche di nostra proprietà. Noi non dipendiamo da alcuna società di servizi di IT, il che spiega l’estrema rapidità del nostro sviluppo, il nostro R&S e come mai le nostre spese per l’IT sono così contenute. Ciò che è molto importante per Artprice è che siamo riusciti a creare la più grande collezione al mondo di antichi manoscritti e cataloghi annotati. Questa colossale raccolta di documenti è stata iscritta in conto spese nel contesto del principio di precauzione. Si tratta di un’ottima notizia per i nostri azionisti che si ritrovano con un bilancio dove questi attivi, che sono ovviamente molto importanti, non risultano. Ogni giorno arricchiamo il nostro database con nuovi dati provenienti da tutto il mondo. Abbiamo acquistato database anglosassoni, cinesi, olandesi, senza i quali non potremmo lavorare. Neppure se si incaricassero i migliori storici dell’arte per lo sviluppo, si potrebbe ottenere lo stesso risultato. Ad esempio, per un pittore olandese di nome Van Dick, un cognome molto comune in Olanda, sarebbe impossibile senza il nostro database essere sicuri di parlare dello stesso artista e delle sue opere.

Boursica.com: La gente si chiede “come mai tutti vanno su Artprice”. Voi che rispondete?

Thierry Ehrmann: Semplicemente che non abbiamo veri concorrenti. Siamo gli unici, infatti, a gestire più di un milione di biografie anche di artisti non ancora quotati, e 108 milioni di immagini e incisioni di opere d’arte. Anche chi non ha relazioni particolari con Artprice è costretto a passare da noi per un artista che non è ancora noto, o addirittura completamente sconosciuto. Lo stesso vale per un’opera rara da autenticare. La gente vede solo la punta dell’iceberg di Artprice, ma Artprice è costituito innanzitutto tutto da un enorme mole di lavoro svolto. Mi chiedo addirittura dove abbiamo trovato la forza di farlo! Penso che la passione sia l’unica spiegazione razionale, dopo tutti questi decenni…

Boursica.com: Le acquisizioni di Artprice sono state un successo grazie ai fondi raccolti sul mercato azionario e ai fondi di Groupe Serveur e Groupe Bernard Arnault?

Thierry Ehrmann: Sì, ma solo in parte perché è necessario sapere che il libretto d’assegni non offriva una copertura sufficiente per acquisire tutti quei fondi. Stiamo parlando di storici o di autori famosi dal carattere tremendo, che a volte avevano ricevuto alcune offerte mirabolanti. Ma l’aspetto finanziario era molto secondario per questi individui. Abbiamo dovuto convincere con il nostro progetto personaggi come Frank Van Wilder e Peter Falk Hastings. Questi database rappresentano la ricchezza di Artprice e, ancora, in base al principio di precauzione, il nostro bilancio non riflette il valore reale dei nostri attivi che è molto elevato. E che costituisce anche un patrimonio per i nostri azionisti per gli anni a venire. Gli standard IFRS non consentono di determinare il vero valore della nostra società, ecco quindi da dove ha origine la quotazione di borsa che, guarda caso, è molto più vicina alla verità. Difficilmente il mercato si sbaglia su oltre dieci anni di quotazioni continue come nel caso di Artprice.

Boursica.com: Come gestite il diritto di riproduzione delle opere online?

Thierry Ehrmann: Il diritto di riproduzione delle opere è previsto dal nostro contratto specifico con l’ADAGP, la società più rappresentativa del mondo, che incassa e distribuisce le royalty in oltre 43 paesi. Questo accordo veramente antesignano (2007) per l’economia digitale viene regolarmente utilizzato come esempio dai vari ministri della Cultura in Europa e particolarmente in Francia. Anche in questo caso Artprice ha conquistato un chiaro vantaggio su eventuali outsider.

Boursica.com: Sarebbe possibile creare un’altra “Artprice”?

Thierry Ehrmann: No, assolutamente no. Tutto è tutelato dalla proprietà intellettuale. Per di più io stesso ho studiato legge e diritto sulla proprietà letteraria e artistica e nel 1990 ho creato una lobby per la protezione dei database in Europa, che in seguito è diventato il diritto specializzato del settore. La legge europea è l’equivalente di quello che negli Stati Uniti viene chiamato brevetto software. In parole povere, qualsiasi soggetto, anche se disponesse di fondi per centinaia di milioni di euro, sarebbe soggetto al divieto di creare database o replicare il mercato standardizzato (Place de Marché Normalisée) di Artprice, pena una condanna per contraffazione con una sanzione pecuniaria proporzionale agli investimenti e, per di più, il divieto di utilizzare quei database. Dovrebbe quindi essere un potenziale concorrente non solo dotato di fondi molto consistenti, ma in grado anche di reinventare un’ergonomia e una struttura completamente diversa da Artprice. Per analogia e semplificando l’esempio all’estremo, potremmo dire di aver creato un meccanismo per tutelare il fatto che un’automobile utilizzi ruote gommate. La concorrenza dovrebbe concepire un veicolo circolante su rotaie o su cremagliera. Si tratta di una barriera d’ingresso molto difficile da superare.

Boursica.com: Come vi assicurate di essere collegati alle case d’asta?

Thierry Ehrmann: Oltre l’80% delle case d’asta di tutto il mondo basano i propri cataloghi sui nostri dati: in tempo reale hanno una biografia dell’artista, la tracciabilità dell’opera e le quotazioni e indici dell’artista per stimare il prezzo da proporre. Abbiamo passato due anni, tra il 2001 e il 2003, a chiamare e visitare le 3.600 case d’asta e i 7.400 esperti di tutto il mondo. Questo studio di marketing e ingegneria ci è costato molto caro in termini di trasferte e costi salariali. L’universo delle case d’asta era privo di database e i banditori avevano tutt’al più dei file di Word o Excel. Tra le principali case d’asta, ancor oggi ve ne sono alcune che non dispongono di archivi informatizzati sotto forma di database.

Boursica.com: Com’è possibile avere un simile ritardo informatico e di Internet nel 2011?

Thierry Ehrmann: È pura follia. Ciò detto, una vecchia regola dell’informatica dice che quanto più una professione o un gruppo dispongono di un potere e di una conoscenza elevata, tanto più disprezzano o ignorano il computer, fino al giorno in cui sono costretti a piegarsi alle esigenze dei propri clienti. Ed è qui che Artprice entra in scena. Ecco perché la nostra clientela professionale è estremamente fidelizzata e torna sempre nel corso degli anni. Questo rappresenta anche una garanzia di serietà per i nostri azionisti. Di qui nasce anche la nostra intranet che le case d’asta usano per produrre rapidamente cataloghi cartacei e su Internet e, contemporaneamente, promuovere sul mercato standardizzato di Artprice le proprie vendite future in un solo clic, ad esempio pubblicizzando un’asta di arte contemporanea relativa a 63 artisti, selezionando elettronicamente tra i nostri 1,3 milioni di clienti solo coloro che seguono e cercano quei 63 artisti (o addirittura un determinato periodo di quell’artista). Questa è l'”applicazione killer” sognata da tutte le case d’aste piccole e grandi che spendono una fortuna in pubblicità e marketing. Per una vendita cosiddetta “di prestigio”, la voce della pubblicità e del marketing può pesare sulla casa d’aste per il 70-80%, mentre con Artprice il costo è solo del 4,5%.

Boursica.com: Perché la Demeure du Chaos è stata scelta come quartier generale di Artprice? Provocazione o strategia?

Thierry Ehrmann: Né l’una né l’altra cosa. Il mondo della Demeure du Chaos è inseparabile dalla storia di Artprice e del Groupe Serveur, pioniere storico di Internet dal 1987 in poi, la cui sede è nel cuore della Demeure du Chaos. La Demeure du Chaos, o Abode of Chaos secondo il New York Times, è nata nel 1999 dal mio atto concettuale, che si nutre del Caos alchemico di questo nostro XXI secolo, tragico e sontuoso, le cui braci si sono formate l’11 settembre 2001. Ha quasi la stessa età Artprice, dalla quale la separano tre anni. Con più di 1890 reportage giornalistici e audiovisivi in 72 paesi, in dodici anni è diventata una “factory” e un museo imprescindibile, essenziale e unico al mondo, secondo la stampa d’arte internazionale. Si tratta di un museo a cielo aperto gratuito, dove vengono presentate più di 3.627 opere e dove transitano ogni anno 120.000 visitatori. Ogni volta che la stampa artistica mondiale parla della Demeure du Chaos, Artprice viene naturalmente citata. Com’è possibile creare da zero Artprice, una società quasi mitica che fornisce informazioni sul mercato dell’arte al 90% della stampa mondiale, senza essere personalmente immersi nella sua carne e nella sua anima, artisti appassionati di storia dell’arte? Non immaginate neanche quanta gente ormai visita il mio museo, che oggi è il numero due a Lione per numero di ingressi, e tra i visitatori vi sono anche clienti o azionisti di Artprice. Ogni anno teniamo la nostra assemblea generale nella Demeure du Chaos e da dieci anni riceviamo solo incoraggiamenti. Per quanto riguarda i clienti, in particolare le gallerie d’arte del mondo, c’è una grande sensibilità a lavorare con Artprice il cui fondatore è iscritto da oltre venticinque anni alla società dei diritti d’autore come artista scultore. Guardando la mia biografia su Who’s Who si capisce che cosa intendo dire: ho moltissime opere esposte in tutto il mondo. Bisogna tenere presente che il mondo dell’arte è molto epidermico e che per alcuni puristi, negli anni ’90, Artprice, con tutti quegli indici, quelle quotazioni e addirittura il mercato azionario, era un gruppo incapace di cogliere la sensibilità del loro mondo. Con la Demeure du Chaos quei puristi sono diventati i nostri clienti più fedeli. Ecco la vera risposta alla sua domanda!

Boursica.com: Quanto può essere valutata Artprice?

Thierry Ehrmann: Da quasi 120 anni, in base al metodo del confronto, il valore di una casa d’aste nel mondo è costituito per l’80% dal portafoglio clienti, dove ogni cliente ha un valore compreso tra gli 800$ e i 4.000$, e per il 20% dal marchio della casa d’aste, se è particolarmente famoso. Per capire la differenza tra un cliente del valore stimato di 800$ e un altro del valore stimato di 4.000$, occorre tenere presente che il prezzo è calcolato in base a diversi strati di informazioni detenute sul cliente finale.

Boursica.com: Può chiarire il concetto con un esempio specifico?

Thierry Ehrmann: Consideriamo ad esempio un’asta dello scultore Arman (1928-2005). Si potrebbe assegnare al livello 1 (800$) una casa d’aste che dice: “Abbiamo 4.500 clienti che acquistano i neorealisti come Yves Klein, César, Arman e Nikki de Saint Phalle, ecc.”. Il livello 2 si avrebbe se la casa d’aste dicesse di avere anche i clienti che acquistano le sculture di Arman sapendo che è anche pittore e fotografo. Ma attualmente il non plus ultra è i livello 3 di Artprice che può offrire i 4.500 clienti di tutto il mondo che cercano sculture di Arman sul tema molto specifico dei “rifiuti organici”. In questo contesto, il fatto di possedere queste informazioni finali rappresenta il Santo Graal assoluto per le case d’asta o i battitori. Questo perché possono essere sicuri che le aste otterranno il massimo. Si può pertanto concludere che il livello 3 è la valutazione del cliente che lo pone nella fascia superiore da circa 4.000$. Si tratta del metodo più antico per determinare il valore di una casa d’aste. Il grande valore di Artprice consiste nella sua capacità di trovare per una vendita i collezionisti di tutto il mondo che, con la loro presenza, permetteranno di raddoppiare o triplicare il prezzo di vendita dell’opera. In un’asta catalogata di un artista famoso, i nuovi collezionisti dell’altro capo del mondo possono far raddoppiare le vendite e, a questo proposito, Artprice è l’unica a possedere i dati su questi famosi collezionisti di 210 paesi. Possiamo tranquillamente sostenere che Artprice detiene attualmente il 100% dei protagonisti che contano nel mercato dell’arte, i grandi mercanti, i grandi collezionisti, tutte le case d’asta e gli esperti, lo zoccolo duro, quelli che determinano o fanno saltare i prezzi e che si chiamano market-maker. Sono clienti sistematici di Artprice.

Boursica.com: Anche chi vi critica è su Artprice?

Thierry Ehrmann: Anche chi ci critica più aspramente utilizza i nostri dati. Abbiamo 1.300.000 clienti. Possiamo considerare che la valutazione si basi sui livelli di ricerca dei clienti. Più i clienti cercano qualcosa di molto preciso, più la valutazione cresce per questi clienti. Siamo sicuri di proporre le ricerche più affinate. Più la ricerca è affinata, più il cliente è in grado di far crescere i prezzi durante le aste. E più, in quella misura, il cliente risulta interessante per una casa d’aste. Abbiamo un archivio clienti molto completo, con oltre 18 miliardi di registrazioni, conforme alle disposizioni CNIL e a quelle delle autorità europee e americane, che ci permette di sapere esattamente che cosa i nostri clienti cercano o possiedono. In retrospettiva penso onestamente che sia a tutt’oggi il metodo migliore per determinare il valore di una casa d’aste perché viene usato da 120 anni ed è ancora attuale e confermato migliaia di volte in tutto il mondo.

Boursica.com: Quali commissioni praticate sulle transazioni?

Thierry Ehrmann: Siamo molto competitivi perché la mediazione si colloca al 37,5%, secondo il Conseil des ventes volontaires che corrisponde all’AMF del mercato dell’arte, mentre noi ci collochiamo tra il 4,5% e il 7%. Siamo meglio di una banca per una galleria! Offriamo il 4,5% per la transazione più il 3-4,5% sul noleggio del file clienti di cui abbiamo appena parlato, che consente alle case d’asta di mirare con maggiore precisione ai potenziali acquirenti. Infatti, non solo permette alla casa d’aste di mettersi in contatto con le persone che cercano Arman, ma, meglio ancora, di offrire loro il periodo “rifiuti organici di Arman”, ad esempio. Allo stesso modo, le commissioni saranno del 4,5% sulle vendite OTC.

Boursica.com: È possibile un’OPA su Artprice?

Thierry Ehrmann: Un’OPA ostile è impossibile a causa dell’autocontrollo di Groupe Server sul capitale Artprice. Per contro, un’OPA amichevole non è da escludere a priori, se si basa su una logica di settore. In particolare, se viene da una casa d’aste quotata in borsa, ci si può fare un pensiero. Per capire meglio Artprice bisogna consultarne il documento di riferimento o relazione annuale: sono delle vere miniere di informazioni sensibili e molto specializzate.

Boursica.com: Artprice ha concorrenti?

Thierry Ehrmann: No. La relazione lo indica chiaramente, perché tutto è protetto a titolo di proprietà intellettuale. C’è solamente, in un ambito diverso rispetto a noi, Artnet che in un anno di borsa realizza quello che noi realizziamo in una settimana. Artnet non fa il nostro stesso lavoro, è quotata solo su un mercato non regolamentato e la sua contabilità non è soggetta a revisione. Per noi equivale a un servizio hosting di lusso privo dello strumento di produzione. Inoltre, in alcuni paesi non sempre ha rispettato il diritto di riproduzione. Per di più, per mancanza di vigilanza si è fatta soffiare il marchio, vale a dire Artnet, da oltre diciotto richiedenti in ventuno paesi, tra cui alcuni molto importanti… Infine le sue tariffe sono esorbitanti, con richieste limitate al mese, caratteristica dell’economia di Internet nei primi anni ’90. Riteniamo che per essere leader mondiali sia necessario praticare una politica tariffaria estremamente aggressiva, come Dell, che ho preso a modello e ha annientato la concorrenza nel mondo dei PC e dei server.

Boursica.com: Artprice abusa di posizione dominante?

Thierry Ehrmann: No! La domanda dà già la risposta. Ciò che viene punito dal garante della concorrenza è l’abuso della posizione dominante, non la posizione dominante stessa. Noi non abbiamo rifiutato alcuna vendita e i nostri prezzi riflettono la realtà dei costi e degli investimenti da noi sostenuti e non pratichiamo alcuna politica selettiva di vendita. Ma soprattutto, siamo gli autori originali dell’insieme dei prodotti e servizi Artprice e rappresentiamo pertanto un’iniziativa innovatrice e innovativa. C’è chi ha tentato un simile approccio con noi ma è stato regolarmente respinto. Per conquistare il mercato lealmente, ma aggressivamente, occorre praticare prezzi così bassi che un’ipotetica concorrenza entrerebbe immediatamente in perdita, a meno di non aver già pagato, come noi, tutti gli investimenti effettuati in 14 anni. Lo dimostra il fatto che nel periodo 2000-2010 non si è presentato nessun concorrente. Per contro, si è perso il conto dei fallimenti di altri siti d’arte che chiudono per mancanza di traffico e, di conseguenza, di fatturato. Ogni settimana riceviamo una decina di offerte di marchi, siti Web o DNS, che tuttavia non ci interessano, tranne nel caso di micro database molto specializzati di mercati emergenti.

Boursica.com: Siete mai stati tentati di comprare Artnet?

Thierry Ehrmann: Ci è stato chiesto tre volte di comprare Artnet, ma non ci interessa in nessun modo, poiché rischieremmo di essere coinvolti in una gran quantità di azioni legali. Siccome il marchio non è stato registrato a livello mondiale verremmo immediatamente trascinati in controversie sulla proprietà intellettuale con gli altri proprietari di Artnet che hanno la ragione dalla loro parte.

Boursica.com: Sembra che altri DNS accedano ai database di Artprice…

Thierry Ehrmann: Sì, certo, ad esempio Artmarket.com. Abbiamo 1.800 DNS generici sul mercato dell’arte in nove lingue. Se si digita Artmarket su Google, Artprice è numero 1 nel ranking grazie al DNS Artmarket.com. Agli inizi degli anni ’90 abbiamo registrato tutta la semantica che consente di avvicinarsi al mercato dell’arte. Alcuni DNS ora valgono come l’oro perché sono generici nella forma più pura come Artmarket, ma ci rifiutiamo di venderli.

Boursica.com: Avete nuovi clienti?

Thierry Ehrmann: Sì, ne arrivano ogni giorno e ci rendiamo conto che l’età media della nostra clientela è in crescita perché si tratta di persone che scoprono Internet. Tant’è vero che dobbiamo aiutarle nella navigazione del sito e su Internet in generale. È nostra politica cercare nuovi clienti, ovunque, e accompagnarli su Artprice. Questa clientela viene chiamata da altri silver surfer. I colossi del marketing li definiscono i navigatori Internet oltre la mezza età (vale a dire oltre i 55 anni). Parallelamente si vedono sempre più spesso giovani collezionisti con un’età media di 30-35 anni: è da qui che nasce il fenomenale successo dell’abbonamento Artprice Smartphone. Ormai il mercato dell’arte è veramente passato dai 500.000 collezionisti del dopoguerra agli oltre 300 milioni di appassionati, collezionisti e professionisti che hanno scelto come terreno di caccia preferito Internet, con la dematerializzazione, in particolare tramite il mercato standardizzato. Senza dubbio il continente asiatico ha fatto esplodere il numero di attori sul mercato dell’arte.

Boursica.com: Come sta Artprice dal punto di vista finanziario?

Thierry Ehrmann: A differenza della stragrande maggioranza delle società quotate, non abbiamo un centesimo di debito. Nessuno scoperto, nessun finanziamento a breve, medio e lungo termine, nessuno strumento finanziario da rimborsare, come le obbligazioni con opzione di conversione e altri prodotti derivati… Questo spesso lascia l’AMF di stucco! Per di più, abbiamo una buona liquidità e un capitale circolante netto negativo. È opportuno precisare che io sono visceralmente contrario agli aumenti di capitale, che non solo diluiscono l’azionariato, ma soprattutto, e spesso questo viene dimenticato, impediscono alla società quotata di registrare un rapido apprezzamento. A riprova di ciò, Artprice ha circa 4 milioni di azioni in circolazione. Se fossimo come la maggior parte delle società regolamentate dell’Eurolist avremmo piuttosto dai 20 ai 40 milioni di azioni in circolazione e la nostra quotazione sarebbe salita di soli 2 o 3EUR in due mesi, a fronte dei 22 guadagnati in 45 giornate di scambi in borsa per un volume di circa 250 milioni di euro.

Boursica.com: Visti i volumi registrati, come è stato possibile non superare la soglia dichiarata?

Thierry Ehrmann: Secondo alcune stime e stando all’ultimo sondaggio TPI, che siamo passati da 18.000 azionisti a circa 27.000, probabilmente. Nel 2010, l’81% dei nostri clienti erano azionisti Artprice. È una garanzia di sicurezza perché queste persone sanno quasi tutto di Artprice. A volte sono loro a segnalarci obiettivi di acquisto o a darci idee per migliorare i nostri database.

Boursica.com: E i fondi cinesi?

Thierry Ehrmann: La nozione di superamento della soglia non è un concetto che comprendono. Pertanto accedono attraverso account multipli, il che consente loro di tenersi sotto al limite. Abbiamo fatto alcune teleconferenze con i gestori di fondi, 2 o 3 dei quali si trovano a Hong Kong. Non mi era mai capitato di vendere una cosa simile in precedenza. Di sicuro non comprano per clienti francesi.

Boursica.com: Quanto tempo pensa che durerà il processo legislativo per portare a termine la legge di liberalizzazione delle aste?

Thierry Ehrmann: È al massimo una questione di settimane. È opportuno ricordare che in meno di 45 anni la Francia è passata dal 1º posto mondiale al 4 º e che attualmente il gradino più alto del podio è occupato dalla Cina, seguita dagli Stati Uniti e poi dalla Gran Bretagna. Per di più, lo scandalo Drouot incide notevolmente. Ogni settimana assistiamo a nuovi sviluppi di questa vicenda. I rinvii a giudizio sono solo all’inizio. Vi invito a leggere il libro “Adjugé Volé” (Aggiudicato, rubato) di Michel Deléan su questo caso. Ci sono già 39 rinvii a giudizio. Il governo sembra determinato ad andare fino in fondo, sapendo che Drouot rappresenta il 45% del mercato d’arte francese. Abbiamo fatto infuriare l’Europa sul recepimento della direttiva nel diritto nazionale e le pressioni sulla Francia sono enormi. Si tratta di un affare di Stato, con il rischio di pesanti sanzioni da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. D’altronde, l’autorità francese del mercato dell’arte, il CVV, ritiene che per la Francia una riforma troppo mite equivarrebbe a un suicidio e che dopo le ingiunzioni di Bruxelles, il deferimento alla Corte di giustizia europea sia molto vicino. Nel 2000 siamo stati i primi a scrivere la legge, il Code des Ventes Volontaires et Judiciaires o codice delle vendite volontarie e giudiziarie, che è diventato il punto di riferimento per i banditori francesi. È l’unica opera (1.800 pagine) che illustra la prima riforma del 2000 e la sua mancata applicazione. La riforma del 2000 è stata una grande messinscena perché i banditori hanno conservato il proprio monopolio, che risale al 1535, a cui è stato aggiunto l’obbligo di richiedere l’autorizzazione per ogni vendita, autorizzazione che veniva concessa pochi giorni o addirittura poche ore prima della vendita. Si tratta di un vero ostacolo alla libera circolazione dei beni e dei servizi in Europa, in particolare per le aste di opere d’arte su Internet. Ci sono tutti fattori per il successo. Il processo è stato definitivamente approvato. Il treno della storia è in viaggio e siamo su questo treno che adesso nulla può fermare. È stato necessario solo essere pazienti e aggressivi per sconfiggere questo monopolio che durava da 500 anni seguendo una via crucis legislativa di dieci.

Boursica.com: Perché non vi siete trasferiti altrove?

Thierry Ehrmann: Perché il costo di uno spostamento sarebbe stato maggiore, per non parlare poi di altre conseguenze come la comunicazione in lingua straniera, le quotazioni su un nuovo mercato, il trasferimento fisico di tutto il sistema e del personale, ecc.

Boursica.com: Che ne pensa dell’ISF, l’imposta sul patrimonio?

Thierry Ehrmann: Si tratta di un argomento molto serio. È il blocco parlamentare di centrodestra dell’UMP che ha avanzato questa proposta. La loro intenzione è di creare un ISF che colpisca solo le plusvalenze latenti incontestabili. Non sono per forza d’accordo. Non credo che questa sia la soluzione giusta, ma i parlamentari hanno capito che Artprice permette di dire ai collezionisti che le opere di loro proprietà generano un rendimento esatto. Per contro, è chiaro che ciò favorirà Artprice come luogo di scambio commerciale perché le persone beneficiano dell’anonimato. Artprice, infatti, tutela l’identità del compratore e del venditore, cosa impossibile per le case d’asta fisiche. Abbiamo notato che la quantità di portafogli virtuali creati dai nostri clienti è esplosa il giorno in cui è stato dato questo annuncio e, nelle ore successive, lo stesso è successo con le simulazioni di quotazione delle collezioni.

Boursica.com: È concepibile una rapida transizione verso SRD Long Only?

Thierry Ehrmann: Forse a settembre. È il comitato scientifico di Euronext che deve decidere. Ma è chiaro che noi superiamo i criteri di ammissione.

Boursica.com: Avete condotto dei backtest sul sistema per le future aste online?

Thierry Ehrmann: Certo, abbiamo condotto alcuni test beta all’estero e tutto funziona. Le case d’asta sono già collegate alla nostra rete Intranet per i cataloghi. Per quanto riguarda il mercato, penso che sarà costituito per l’80% da case d’asta e professionisti e per il 20% da collezionisti e singoli individui. Non appena la legge sarà approvata, i nostri migliori clienti saranno i banditori. Sono loro stessi a dirlo: “Possiamo operare solo con Artprice”. Hanno perso il treno di Internet sul finire degli anni ’90 e poi quello del 2005. Adesso è troppo tardi e troppo costoso. Si gioca ormai con il tutto esaurito.

Boursica.com: Qual è la penetrazione si Artprice sul mercato cinese?

Thierry Ehrmann: Per avere successo abbiamo acquisito molti database cinesi. Diversamente, sarebbe stato impossibile. Abbiamo avuto il pieno appoggio diplomatico da parte delle autorità cinesi. Si è trattato di una necessità perché le case d’asta cinesi sono sotto il controllo parziale del governo. Il Dipartimento degli Affari Culturali cinese ci ha aiutato per dimostrare che la Cina è il N. 1 del mercato globale dell’arte. Abbiamo personale cinese a Lione. Sono passati quattro anni dal momento in cui abbiamo deciso di operare sul mercato cinese e il momento in cui siamo diventati operativi.

Boursica.com: Ha avuto difficoltà a diventare un leader mondiale? Non le hanno mai rinfacciato il suo modo di procedere?

Thierry Ehrmann: Sì e me ne assumo la responsabilità al 100%. In quattordici anni abbiamo dovuto affrontare 126 cause giudiziarie in diversi paesi, promosse in particolare dai distributori dei libri di quotazioni che avevamo acquistato dalle case editrici. Erano distributori che volevano la propria parte su Internet. Abbiamo affrontato in giudizio anche numerosi falsificatori di Artprice per i quali la nostra tolleranza è pari a zero. Abbiamo vinto 117 processi e tra questi vi sono tutti quelli più importanti. Ad esempio i processi contro le cinque case d’asta francesi, alcune delle quali si trovano attualmente presso Drouot. Hanno tutte rinunciato a ricorrere in appello, tranne Camard, che stiamo perseguendo penalmente. Le cause perse erano nei confronti di terzi e non hanno influenzato le attività della società né i suoi conti né i suoi obiettivi. Christie’s Monde è stata una delle nostre vittorie più belle.

Boursica.com: È legittimo aspettarsi un dividendo in tempi brevi?

Thierry Ehrmann: Sì. Credo che sarà nel 2013-2014, secondo le nostre previsioni. Prima di allora penso che avremo arricchito i nostri azionisti in modo significativo con la quotazione delle azioni. Rafforzeremo innanzitutto la nostra posizione di fondi propri, per finanziare i server e altre apparecchiature molto costose che ci servono per svilupparci nel mondo con la massima sicurezza. Ricordo che siamo gli unici ad essere proprietari dei nostri data center. Siamo considerati pionieri di Internet in Francia. Groupe Serveur è stato il primo provider francese e il secondo in Europa, come ha dichiarato anche Time Magazine. L’arricchimento dei nostri azionisti sarà così elevato che non sarà possibile avere subito e contemporaneamente azioni e dividendi! Tanto più che non abbiamo mai provveduto a un aumento di capitale.

Boursica.com: Che impatto avrà la modifica della legge in materia di fatturato annuo?

Thierry Ehrmann: Registrerà un boom per motivi puramente meccanici! La crescita sarà colossale.

Boursica.com: È legittimo considerare che la quotazione di 30EUR sia solo un inizio?

Thierry Ehrmann: È opportuno notare che la quotazione è ritornata ai livelli raggiunti nel 2005-2006, quando abbiamo iniziato a parlare di recepimento della direttiva sui servizi. I 30EUR sono appena l’inizio, un semplice ritorno in pari prima che la Francia esasperasse per cinque anni l’Europa con il suo lato patetico. Se si vuole ragionare seriamente, possiamo partire solo da una base di 67EUR, vale a dire la quotazione più alta. Abbiamo mantenuto tutti gli impegni indicati nel nostro prospetto di quotazione. Siamo addirittura molto al di sopra degli impegni indicati nel prospetto del 1999. I 67EUR erano il prezzo di mercato quando il mercato standardizzato non esisteva ancora. È quindi assolutamente logico aspettarci un avvio di quotazione che si collochi meccanicamente oltre i 67EUR. Il detto “quotazione vista, quotazione rivista” è una regola di borsa molto antica.

Boursica.com: Infine una previsione: quale sarà il futuro di Artprice?

Thierry Ehrmann: Gli impegni che avevamo preso nel 1999 con il prospetto di quotazione erano molto ambiziosi. Li abbiamo tutti soddisfatti ben oltre quello che era stato indicato nel prospetto, superando la crisi del Nasdaq nel 2000, gli attacchi dell’11 settembre 2001, la guerra in Iraq del 2003, la grande crisi finanziaria iniziata nel 2007, che è tutt’altro che finita. In questo decennio, il più disastroso degli ultimi due secoli, conosco poche società quotate sul mercato regolamentato che ne sarebbero uscite vive senza un aumento di capitale, acquisendo contemporaneamente una posizione di leader mondiale. Per concludere questa intervista, credo onestamente che Artprice abbia coperto solo il 10% del suo percorso storico.

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